In scena un dialogo intenso, tenero e commovente tra un fratello e una sorella. John, un testo di Wajdi Mouawad, per la regia di Giuseppe Roselli.
John
di Wajdi Mouawad regia: Giuseppe Roselli con: Marco Lorenzi, Barbara Mazzi traduzione: Francesca Moccagatta scene e costumi: Ciro Paduano, Alessandra Muschella musiche: Maurizio Farina luci e fonica: Marco Scattolini, Simona Parisini produzione: L’albero Teatro CanzoneDal 10 al 21 aprile 2013 – Teatro dell’Orologio, Roma
Come sopravvivere a un dolore? John, in scena al Teatro dell’Orologio, sembra voler rispondere a questa domanda con la leggerezza di un soffio. Se raccontare non consola, almeno, però, riempie.
John, interpretato da Marco Lorenzi, è un adolescente che sceglie di suicidarsi. Jeanne, un’emozionante Barbara Mazzi, è la sorella maggiore che ci racconta la loro storia.
Jeanne vuole raccontare perché spera in un abbraccio. L’attenta e accurata regia di Giuseppe Roselli ci rapisce, ci porta in un viaggio itinerante all’interno del teatro dell’Orologio e della memoria di Jeanne alla quale altro non è rimasto che un videtape dal quale traspare tutta l’infelicità di suo fratello.
Avrebbe voluto avere la possibilità di spiegare a suo fratello che il dolore passa. Ma sembra lei stessa imbrigliata in un laccio che non la molla. Per tutto lo spettacolo sentiamo parlare di John. Ma come sta chi è rimasto? Come sta Jeanne? Non si parla mai abbastanza delle sorelle maggiori, dice lei abbozzando un sorriso.
Tutto è in bilico attorno a Jeanne. La scenografia è fatta di oggetti disordinati, appesi al soffitto, instabili, il tavolo sul quale cerca di preparare dei biscotti ha la superficie come sull’orlo di un precipizio. Gesti quotidiani, come impastare uova e farina, sono resi impossibili. Desideri normali, come avere un bambino, sono sopiti.
Ma allora perché raccontare? Forse proprio perché la storia continui a vivere, perché quel legame non si interrompa. Tutto esiste se viene raccontato. Jeanne ci dà l’idea di condurci nel ventre del teatro, all’interno di un luogo raccolto dove sceglie di condividere con gli spettatori la sua storia, la sua ferita più grande, il suo passaggio alla vita adulta.
Uno spettacolo commovente e avvolgente come un abbraccio. Appena un sospiro. Una storia intensa e dolorosa raccontata attraverso la bellezza e l’emozione del ricordo.