A Il Kino è stato proiettato il film Waves, opera prima di Corrado Sassi già presentata al Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Prospettive Italia. La pellicola è un thriller nautico-marittimo che regala attimi di intenso coinvolgimento. Il regista si è poi soffermato a parlare con gli spettatori.
Waves, di Corrado Sassi, Ita 2012, 76’
Soggetto: Corrado Sassi
Sceneggiatura: Corrado Sassi e Salvatore Sansone
Scenografia: Glauco Tasselli
Montaggio: Paola Freddi
Fotografia: Gianluca Ceresoli
Musiche: Emanuele De Raymondi
Suono: Vincenzo Urselli
Produzione: Happy Film
Interpreti: Luca Marinelli (Gabriele), Francesco Di Leva (Andrea), Andrea Vergoni (Riccardo), Kathrin Resetarits (Sara), Salvatore Sansone (Samuel), William Sinclair (William).
Andrea e Riccardo sono appena partiti, a bordo di una barca a vela, verso una un’isoletta situata prima del canale di Suez. Con loro c’è il giovane skipper Gabriele, marinaio dell’Amerigo Vespucci, chiamato da Andrea per guidare la barca, inconsapevole di ciò che stanno tramando i due. Forse un omicidio, forse un furto. Non lo capiremo fino alla fine del film. Cosa c’è dietro quelle foto in bianco e nero che Andrea guarda di nascosto? Perché Riccardo è così impaurito e indeciso?
Alla compagnia si unisce Sara, donna che rischiando di annegare è fuggita da uno yacht e dall’oppressione sfiancante del suo uomo, tutto dedito a giocare nei casinò. Il suo racconto però non convince e le tensioni sulla barca aumentano fino a quando i quattro non arrivano sull’isola, un vecchio giacimento minerario, svelandoci il compito di Andrea e Riccardo.
Ispirato al racconto Il riflusso della marea di Robert Louis Stevenson, Waves si mostra, con uno stile cadenzato tipico del racconto di mare e in grado d’immergere completamente nella storia gli attori e gli spettatori, come un thriller nautico-marittimo in cui l’atmosfera noir si confonde in modo atipico con il sole e il mare del Mediterraneo.
L’avvento di Sara squarcia il racconto aprendo un’ulteriore falda drammatica che scorre silenziosa fino alla fine del film. Il tempo della narrazione si dilata nell’attesa della meta, mentre lo spazio vitale della barca rimane sempre angusto come quello di un eremo paradossalmente itinerante e confinato nella sua ipseità dalla ridondanza dello specchio d’acqua a cui non si può sfuggire se non rischiando la morte. Lo spazio, espresso dall’attesa umana nel suo essere costipata nella barca, e il tempo, incarnato nella natura silenziosa, sembrano dunque essere inversamente proporzionali. Agli stretti primi piani della macchina da presa sui protagonisti si oppongono infatti le inquadrature sconfinate del mare e delle onde.
Waves nella sua traduzione letterale significa onde, come quelle da cui la storia parte e in cui essa tacitamente si conclude con la sua istanza di purificante indipendenza. Ma Waves è anche la terza persona singolare del present simple del verbo to wave. Qualcosa ondeggia. Gli stati d’animo di Andrea, Gabriele e Riccardo ondeggiano, scontrandosi tra di loro, in balìa del mare, fino a quando giungono nell’isola in cui vive, da eremita, Samuel. La presenza di Sara non fa che aumentare i dissapori e questo riflessivo andamento dondolante che il mare, sinonimo di libertà e insieme di prigionia, porta fino alla sua concreta estremizzazione.
Waves è una metafora, un insieme di agenti atmosferici traslati abilmente nella in-differenziata e in-corruttibile psiche umana.