WONDERLAND
creazione Vanishing Point ideazione e regia Matthew Lenton ideazione scene, luci, proiezioni Kai Fischer compositore e sound designer Mark Melville costumi Becky Minto drammaturgia Nicola McCartney assistente alla regia Rebecca Morris con Gabriel Da Costa, Flàvia Gusmão, Pauline Goldsmith, Paul Thomas Hickey, Jenny Hulse, Damir Todorović, Owen Whitelaw produzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Vanishing Point in coproduzione con Tramway in collaborazione con Eden Court foto di Francesco Squeglia22, 23, 24 giugno 2012
Teatro Sannazzaro – Napoli
La prima cosa che appare in scena è un enorme e spaventoso coniglio bianco che ci spiega l’ossessione che attraversa tutto lo spettacolo: ognuno di noi vive in una stanza con una porta che, prima o poi, aprirà. Quando il luccichio scomparirà, vedremo un’altra porta, più interessante e più misteriosa, e poi altre ancora, che sceglieremo di oltrepassare per mettere alla prova i nostri limiti e sfidare i pericoli che ne conseguono.
Wonderland si insinua nell’ineluttabilità del momento in cui le cose sfuggono di mano, proprio nel preciso istante in cui si appannano quelle azioni che abbiamo chiamato scelte e capiamo di voler tornare alla prima stanza. Qualcosa, però, è cambiato e se proviamo a guardare indietro, non sappiamo neanche come è iniziato il viaggio.
Il lavoro messo in scena dalla compagnia teatrale Vanishing Point ha come dichiarati spunti di partenza Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio di Lewis Carroll, Il mago di Oz di Frank Baum e il film Shame di Steve McQueen. Lo spettacolo indaga il tema della fantasia sessuale e la tentazione di esplorare “nuovi mondi”, raccontando il viaggio verso l’ignoto di una giovane donna, una Alice dei nostri tempi, che abbandona la propria famiglia e decide di recitare in un film hard, e la routine notturna di John, che evade dalla noia della coppia per rifugiarsi in video chat erotiche, progressivamente sempre più snuff.
La regia di Matthew Lenton prevede, di nuovo, che le vicende si svolgano dietro un vetro traparente, mettendo il pubblico nella posizione di voyeur e chiudendo così la sua “trilogia del voyeurismo” dopo Saturday Night del 2011 e lo spettacolare Interiors del 2009 le cui immagini mute avevano davvero incantato e stupito il pubblico del Napoli Teatro Festival Italia. Wonderland, invece, nonostante i buoni auspici del titolo, meraviglia meno, non riuscendo a dare un punto di vista davvero innovativo al tema trattato.
Resta innegabile la fascinazione della forma, il piacere di una regia riconoscibile che non parte mai da un testo scritto, ma elabora i propri spettacoli sperimentando e improvvisando. In Wonderland si aggiunge un altro piano alla rappresentazione: la proiezione di filmati in diretta, che approfondisce il contrasto tra la vita interiore e l’immagine che le persone danno di sé. La continua tensione tra interno ed esterno sfocia in una visione-rappresentazione continua in cui inconscio e realtà si confondono ai nostri occhi.
Negli spettacoli di Matthew Lenton è l’immagine a farla da padrone. E in questo, Wonderland non è da meno di quelli precedenti facendo correre il pensiero addirittura al grande cinema, ai conigli di Inland Empire e a Laura Dern, l’attrice feticcio di David Lynch.