Presentato all’Apollo Spazio Cinema di Milano martedì 18 settembre 2012, Woody uscirà nelle sale venerdì 21 settembre 2012. Il biopic sul maestro del cinema Woody Allen è stato prodotto dalla rete televisiva americana PBS.
Woody, 113’, Usa 2012
Regia Robert B. Weide
Sceneggiatura Robert B. Weide
Fotografia Neve Cunningham, Anthony Savini, Nancy Schreiber, Bill Sheehy
Montaggio Karoliina Tuovinen, Robert B. Weide
Interpreti Woody Allen, Letty Aronson, Marshall Brickman, Josh Brolin, Dick Cavett, Penelope Cruz, Diane Keaton, Scarlett Johansson.
Fare lo scrittore è magnifico; ti consente di startene nella tua stanza, con solo i tuoi pensieri a farti compagnia, sollevato da svilenti pressioni. Ci sei soltanto tu, il copione e il tuo genio proibito che prende forma pagina dopo pagina. Il brutto è quando riaffiori in superficie e prendi contatto con la realtà. E’ li che la tua arte, un tempo incontaminata bellezza, rischia di essere stravolta per sempre.
E’ questo uno dei dettami dello spirito alleniano di cui, sin dalla prima inquadratura, il film riecheggia prepotentemente.
Un evento unico, perché per la prima volta lo schivo e poliedrico Woody Allen ha fatto sì che la sua straordinaria e prolifica evoluzione artistica, nonché la sua vita privata, fosse tradotta in vibranti immagini in movimento, proprio quelle che hanno suggellato la sua fama, elevandolo a icona dello scenario cinematografico contemporaneo. L’onore è andato al pluripremiato filmmaker Robert Weide che, per un anno e mezzo, è divenuto la sua inseparabile ombra.
Stralci di interviste, testimonianze di familiari e amici, delle donne amate e di quelle dirette sul set, dei produttori, inframezzate da reperti visivi delle sue performance comico/teatrali e filmiche… E’ in questo continuum di suggestioni che prende corpo la vita del leggendario Woody.
Il regista predilige un tono celebrativo, scelta obbligata quando c’è da raccontare la vita di un uomo che inizia a scrivere barzellette per comici e quotidiani all’età di 15 anni, che diventa negli anni 50’-60’ un affermato autore televisivo e cabarettista e, che finisce poi per dirigere e sceneggiare più di 40 film, con una media di uno all’anno.
E naturalmente, Weide non poteva non dare la parola a lui, il paroliere più estroso sul mercato. Tra un contributo e l’altro, Woody non solo ci strabilia con le sue battute, ma, portandoci a spasso per Brooklyn, ci sussurra i suoi pensieri, le sue ispirazioni e le sue inconfutabili verità. Dai riflettori della tv che lo danno in pasto alle masse – portandolo a boxare perfino con un canguro – alla professione di regista che assume il controllo totale della sua opera per non vederla snaturata.
Woody Allen, così come ce lo restituisce Weide, è un artista che fa dell’istinto la sua carta vincente, e della continua esigenza di sperimentazione la sua cifra distintiva. Un regista eclettico che si diverte a infrangere le regole filmiche, che lascia gli attori liberi di esprimersi e che ha esplorato svariati generi cinematografici, passando dall’atmosfera surreale e comica dei primi lavori, alla commedia nevrotica/sentimentale, in cui la comicità da esplicita, diventa uno strumento al servizio dei rapporti umani, esaminati al microscopio. In questo patrimonio filmico variopinto, a fare da trait d’union è il suo intramontabile esistenzialismo, un tormentato dibattito sul perché della morte che esplode in quegli ampollosi e nevrastenici dialoghi imbevuti del classico humour alleniano.
Un artista impossibile da incasellare, che ancor oggi resta sbigottito di fronte al colossale successo che ebbe Manhattan, e che considera i suoi eclatanti flop, un incentivo ad un’esplorazione ancora più radicale per chi, come lui, si arrischia a cambiare genere pur di evolversi, anziché restare ingabbiato in quello che sa fare meglio.
E se Woody dimostra di aver superato la cosiddetta maledizione del clown – di cui un tempo si sentiva prigioniero -, all’alba del suo settantasettesimo anno di età non riesce e non vuole ancora accettare la natura caduca della vita.
Del resto, a giudicare dalla longevità dei genitori e dal suo frenetico ritmo di produzione, non è escluso che, dietro quegli invadenti occhiali bordati, si nasconda una creatura immortale.