18 Marzo – 19 Giugno 2016
Non vi è altro artista che riesca a ricordare quella potenza pittorica, quella pienezza della pennellata che aveva il maestro dell’800 Giovanni Boldini. Il corpo della sua pittura era in rilievo ed egli era un artista in 3D, un realista, un romantico lussurioso alla vista e alle sensazioni in un’espressione senza filtri.
Yan Pei Ming è il Boldini dei nostri giorni. Narratore ineccepibile di sensazioni e personaggi, egli ha fatto un enorme regalo a Villa Medici donando il suo punto di vista quasi giornalistico a una Roma eterna, passata e presente.
Da riproduzioni di grandi opere pittoriche come La Vocazione di San Matteo di Caravaggio alla riproduzione della famosa foto dell’uccisione di Aldo Moro, l’artista ha voluto parlarci in maniera diretta, senza troppi filtri, dicendoci: «Ecco è proprio questo quello che vedo/che ho visto»
Il suo stile carico è pura felicità estetica: essospazio al volume dell’osservatore che, nonostante venga completamente travolto e rapito, riesce a mantenere una propria dimensione, non invasa dall’opera ma da essa affiancata. Le parole chiave sono comprensione, accoglimento, chiarezza e forza.
Le opere esposte sono tutte di grande impatto e colpiscono particolarmente per il loro ragionamento stilistico e di contenuto. Mischiando le linee, le pennellate e le sfumature come fossero bozzetti a carbone, la mano e la pittura ricordano la fase di preparazione dell’opera, invece che gigantesche tele a olio.
La serie di quattro tele raffiguranti Ritratto di Innocenzo X del maestro spagnolo Velàzquez, rappresentano diversi e variegati punti di vista che cambiano gli stati d’animo del soggetto e l’intenzione associando differenti accenti e attenzioni su particolari zone del corpo.
Alla mano e allo sguardo l’artista associa un colore: verde, rosso, grigio, oltremare fanno rabbrividire così come compiangere il protagonista dell’opera che in grigio sembra un anziano alla fine dei suoi giorni e in oltremare un sanguinario comandante dell’Ave.
Si passa quindi dall’espressionismo emotivo alla narrazione altrettanto esteticamente appagante quasi giornalistica, come avviene nelle rappresentazioni di scene drammaturgiche di Mamma Roma di Pasolini o Roma città aperta di Rossellini.
Un’esposizione senz’altro da vedere e assaporare in quella meravigliosa e suggestiva cornice che la accoglie.