Regia: Jason Reitman
Sceneggiatura: Diablo Cody
Fotografia: Eric Steelberg
Montaggio: Dana E. Glauberman
Scenografia: Carrie Stewart
Costumi: David Robinson
Musiche: Rolfe Kent
Cast: Charlize Theron; Patton Oswalt; Patrick Wilson; Elizabeth Reaser; Collette Wolfe; Jill Eikenberry; Richard Bekins; Mary Beth Hurt; Kate Nowlin; Jenny Dare Paulin; Rebecca Hart
Produzione: Paramount Pictures , Denver and Delilah Productions, Indian Paintbrush, Mandate Pictures, Mr. Mudd, Right of Way Films
Durata: 94 min.
E’ una Charlize Theron a cui non siamo abituati, insicura e trasandata, a rappresentare la maggiore attrazione di questo film, una commedia grottesca dal sapore agrodolce e dal retrogusto drammatico.
In una Minneapolis grigia e anonima, una scrittrice di libri per ragazzi ed ex reginetta di bellezza in crisi, tenta di risollevare la propria vita facendo un viaggio nel passato e provando a riconquistare il cuore del suo primo ragazzo del college, ormai sposato e diventato da poco papà.
I ricordi di un’adolescenza felice e inconsapevole non vanno però d’accordo con il presente, fatto necessariamente di rinunce, e si rivelano per la protagonista troppo lontani, impossibili da recuperare per rimediare agli errori fatti e colmare il vuoto di un’esistenza priva di veri legami.
Attraverso un personaggio cinico, disperato ma a tratti comico, il regista Jason Reitman ci mostra le contraddizioni della provincia e del sogno americano, fatto di isole felici ma anche di fallimenti, di desolazione e di individualismo.
Il film ha il pregio di essere originale pur servendosi dei cliché tipici delle commedie adolescenziali made in Usa, e anzi li ribalta mostrandone il lato meno visibile ma decisamente più realistico: ecco, quindi, che la più promettente delle ex studentesse del liceo invecchia ma resta in fondo una “young adult”, una ragazza insicura che si ostina a non voler crescere, e il suo fidanzato di un tempo, bello e superficiale, si è trasformato invece in un uomo saggio e maturo.
Lo zampino della geniale sceneggiatrice Diablo Cody (la stessa del film Juno) si fa sentire subito, grazie ai dialoghi ironici e graffianti che condiscono il film e gli regalano quella verve cinica necessaria a renderlo leggero e imprevedibile.
All’interrogativo su cosa voglia dire “essere felici”, il film ci lascia nel dubbio fino all’ultimo, ribaltando quello che sembrava essere il suo messaggio iniziale; rincorrere fino all’età adulta la spensieratezza dell’adolescenza non sembra essere, infatti, alla fine dei conti, tanto peggio che sposare il conformismo facendosi assorbire da una vita priva di imprevisti e di sorprese.
Young Adult ci ricorda continuamente, con grottesca ironia, che ogni aspetto della vita ha il suo rovescio della medaglia, che cambia sempre in base al punto di vista e alla prospettiva da cui ci si affaccia al reale.