È uscito il 9 aprile per la UPR/EDEL ITALY l’ultimo lavoro discografico di Massimo Zamboni e Angela Baraldi, Un’infinita compressione precede lo scoppio, album che condensa in 11 canzoni la nostra realtà quotidiana.
Artisti: Massimo Zamboni e Angela Baraldi
Album: Un’infinita compressione precede lo scoppio
Anno di publicazione: 2013
Etichetta: UPR / EDEL ITALY
Info: Official Page Massimo Zamboni
Ascolta: Che farai, seconda traccia dell’album
Quando un album funziona in genere non ci vuole molto a capirlo. Non serve conoscere la musica, sapere della storia dei musicisti, il significato dei pezzi; no, non serve niente di tutto ciò. Serve ascoltare. Se la musica parla si sentirà qualcosa, che di certo non troverete scritto fra queste parole.
Lo ascolto subito, appena ricevuto. Molto. Poi lo lascio. Poi lo riprendo e l’energia della musica è ancora più forte. È semplice. Diretta. Istintiva.
È necessario pensare al passato? A quello che una persona ha fatto prima, capire quanto ciò pesa sul presente, quanto invece no, ecc. Non viene da pensare a ciò che Zamboni è stato per tanti suoi fedeli ascoltatori fino a qualche anno fa. Questo suo ultimo lavoro è talmente fresco che non ha bisogno di alterità per essere recepito nella sua completezza. Si ok, Zamboni lo senti nei pezzi, è ovvio, è lui che ci sta dietro. Ma più che altro lo percepisci: parla la musica. Lui e Baraldi ci sono nella raffinata naturalità di tutto il disco, da quando si apre, delicato, a quando ti trascina a pogare.
È un album giovane, non si sente niente di stantio, ma allo stesso tempo è maturo, complesso, come la realtà. Sembra l’album di gruppo di emergenti: dà l’impressione che facendo musica ispirata da un preciso e alternativo punto di vista sia possibile cambiare il mondo; sembra che Baraldi e Zamboni suonino insieme non da due anni, ma da sempre.
Colpisce soltanto una cosa da ricollegare al passato. Intorno al 2000, Zamboni e i suoi soci dicevano “Noi non ci saremo”. Ora, fra le prime parole che ci arrivano iniziando questo album, ci sono le parole “Vorremmo esserci”.
Il titolo cosa vuole dirci? Siamo noi che stiamo per scoppiare, compressi in una società inumana? È la musica del disco che vuole esplodere? A volte lo fa. E la foto in copertina? Cos’è che ci guarda dalla scena di una esplosione ormai deflagrata. Quindi forse siamo già lì, già in quella esplosione, siamo già esplosi?
È un disco rivolto all’Italia, dice Zamboni. Ascoltarlo è come stare per strada, guardare il mondo di ogni giorno, quel mondo che percepiamo quotidianamente stando al mondo in questo mondo. In ogni pezzo c’è una parte di loro due, certo, ma c’è la nostra realtà, tramuta in canzoni e suono e ad ogni brano la stessa realtà ce la ritroviamo davanti di nuovo, anche se siamo in casa, magari al computer.
Sono tanti i compagni di viaggio che hanno supportato Zamboni e Baraldi nella trasformazione in canzoni e suoni delle loro emozioni, sogni, visioni, pensieri, istinti, voglie, paure, arrabbiature; musicisti con cui lavorano da anni (Simone Filippi, Erik Montanari, Cristiano Roversi) e vecchie conoscenze che ritornano come ospiti eccellenti (Gianni Maroccolo, Giorgio Canali).
Esistenzialismo elettrico dice Zamboni per definire la musica che loro fanno oggi. È la nostra esistenza che ricade in questo disco elettrico.
Pezzo dopo pezzo questo album parla. Di cosa? Non resta che ascoltarlo.