Zenne Dancer – QueeringRoma

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Tra il nutrito corpo di film presentato durante il Queering Roma non poteva mancare una bella produzione tedesco/olandese/turca: Zenne Dancer, di Caner Alper e Mehmet Binay, che affronta in modo originale il tema dell’omosessualità in Turchia e diventa un inusuale strumento di denuncia dell’omofobia che permea la società turca. Pluripremiato nei festival internazionali.

Zenne Dancer, di Caner Alper e Mehmet Binay (Germania/Olanda/Turchia 2011, 104’)

Produzione: CAM films

Sceneggiatura: Caner Alper

Direttore della fotografia: Noravr Kasper

Musiche: Demir Demirkan

Montaggio: Jasmin Guso

Scenografie: Maia Zogg

Costumi: Belma Ozdemir

Cast: Kerem Can (Can), Giovanni Arvaneh (Daniel), Erkan Avci (Amhet)

Il Queering Roma è la festa del cinema LGBTQ della Capitale, e si è svolto il 23, 24 e 25 novembre 2012 presso la Casa del Cinema, nel cuore di Villa Borghese. La manifestazione, organizzata dall’associazione Armilla con il contributo della provincia di Roma e in collaborazione con il Torino GLBT Film Festival da Sodoma a Hollywood, ha dimostrato che, intorno al mondo gay, è fiorita una bella e solida produzione cinematografica, caratterizzata da una grande maturità di contenuti e un’altrettanto grande qualità di proposte. Tra le varie pellicole proposte, interessante è stato il frutto della co-produzione Germania/Olanda/Turchia: Zenne Dancer.

Tra Daniel, fotografo tedesco a Istanbul – che è anche sfondo della vicenda – e Ahmet, assistente di Can, appariscente ballerino di danza del ventre, nasce l’amore. Tre personaggi tanto diversi tra loro quanto complementari. Can è, ad una prima analisi, l’incarnazione dello stereotipo gay: brillante, colorato, egocentrico. Solo andando avanti con la visione del film emergeranno i suoi reali problemi legati alla morte del padre, ai problemi mentali del fratello e alla fragilità della madre. Ahmet è il più combattuto interiormente poiché la sua famiglia, tradizionalista e dominata da una fin troppo forte e a tratti crudele figura materna, non sa della sua omosessualità, e l’outing appare come un passo troppo difficile da compiere. Infine Daniel, un omosessuale europeo affermato nel proprio lavoro e consapevole di sé.

L’amore tra Daniel e Ahmet sarà un continuo scambio reciproco di emozioni e di salvezze, che culminerà nella decisione di trasferirsi insieme in Germania, luogo in cui poter vivere liberamente la loro relazione. Tuttavia, per ottenere il passaporto, Ahmet deve sottoporsi alla visita di leva e, per ottenere il congedo, deve dichiarare e dimostrare la propria omosessualità, come prevede l’antiquato codice militare locale. A partire da questo momento, tutti i personaggi entreranno in un vortice di vicende che li condurrà fino alla fine del film e verso un finale che vuole essere un monito e un segno di sensibilizzazione al tema.

Zenne Dancer non dipinge né l’omosessualità né la discriminazione sessuale in modo banale o nelle maniere usuali offerte dal cinema. Non si sfiora, infatti, il solito dramma famigliare cui l’attuale cinematografia ci ha abituati, non ci sono urla e lacrime davanti ad un figlio che dichiara la propria omosessualità: Can è apertamente gay e altrettanto apertamente amato – ai limiti quasi della venerazione – dalla madre, dalla zia e, seppur con qualche riluttanza in più, dal virile e iper mascolino compagno di quest’ultima. Il film si configura piuttosto come un coraggioso melò sull’omofobia affrontata in modo originale; una pellicola dotata di una forte base di realismo poiché ispirata ad un fatto realmente accaduto, quello del ventiseienne Ahmet Yildiz. Attraverso la sua vera vicenda e la trasposizione cinematografica, viene spiegato cosa significhi essere gay in una nazione come la Turchia che si proclama moderna e rivendica la propria appartenenza all’Europa, ma in cui ci sono ancora pesanti strascichi del passato. Nel trattare un tema tanto delicato, il film non perde freschezza e lucidità, e non incorre in stereotipi e in sentimentalismi troppo carichi di pathos, riuscendo comunque a toccare l’animo dello spettatore e a regalare in sala momenti di pura emozione.

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