Speciale TdV9 | Intervista ad Alex Marenga

1

tdv91

 

In occasione del festival Teatri di Vetro 2015 – TdV9 – che si svolgerà a Roma dall’1 al 15 novembre 2015 occupando spazi quali il Macro di Testaccio, l’Opificio Romaeuropa, Carrozzerie N.O.T., il teatro Vascello, la redazione di Nucleo Artzine ha intervistato gli artisti ospiti di questa nuova edizione della rassegna di musica/danza/teatro che è alla sua nona edizione. Il titolo scelto dallo staff di TdV9 è “La comunità che viene”, che pone l’accento sul bisogno concreto di creare una comunità artistica a cui potersi rivolgere, che possa costruire continuamente spazi di creazione, ridefinendo il proprio terreno di lavoro e la propria pratica.

La prima giornata del festival vedrà l’alternarsi, presso gli spazi del Macro, di artisti che intraprenderanno un percorso performativo di tipo sonoro e musicale. Lo spazio per il suono e il suo tempo renderanno l’atmosfera del museo capitolino onirica e pregna d’echi, voci, ripetizioni. La redazione ha deciso di far parlare di sé gli artisti coinvolti, sottoponendogli tre domande sulla poetica, l’esperienza e il rapporto con il topic del festival.

Andiamo a conoscere Alex Marenga, aka Amptek, chitarrista, compositore, dj, videomaker e produttore. È tra i direttori artistici del festival di musica elettronica Calcatronica, e in occasione di questa videoretrospettiva sul suo lavoro presenterà un visual inedito, Plastic Mother Nature.

 

Alex Marenga.Amptek3

 

1 – Portare la propria musica e la propria ricerca sonora all’interno di un contesto spaziale come quello del Macro non è una cosa che capita tutti i giorni. Come si inserirà il tuo lavoro in questo contesto inusuale per un compositore?

A dire il vero ho già avuto occasione di mettere in scena uno spettacolo live multisensoriale di danza, visual interattivi e musica improvvisata chiamato Synesthesia al Macro di Via Nizza assieme al mio progetto Entropia, con il sassofonista jazz Maurizio Giammarco e il percussionista John B. Arnold, e trovo questa struttura magnifica e ideale a contenere sia arte stanziale che spettacoli live.
Ovviamente sono onorato di essere ospitato nuovamente in un contesto così prestigioso e credo che gli spazi dedicati all’arte possano e debbano essere aree performative idonee a contenere rappresentazioni multidisciplinari quindi sia musicali, che di danza , videoart e teatro.

2 – Di fronte a cosa si troverà il pubblico che prenderà parte all’evento?

Nella fattispecie mi è stato chiesto di proiettare una serie di commenti visuali ad alcuni brani che ho prodotto nel corso della mia carriera. Si tratta di filmati realizzati con le più svariate tecniche dal lo-fi del telefonino fino alle telecamere digitali. Non ho alcuna particolare pretesa nei confronti di questi materiali visivi, sono produzioni che ho realizzato con varie motivazioni e a varie finalità e colgono diversi momenti della mia carriera. Con l’occasione presenterò un nuovo video inedito intitolato Plastic Mother Nature che ho realizzato a 45 anni dall’uscita di un disco che ha profondamente influenzato la mia crescita di autore, ovvero Atom Heart Mother dei Pink Floyd, una delle punte massime della psichedelia e del progressive-rock degli anni 70. Come avevo già fatto per l’installazione audiovisiva Human Nature, ho utilizzato le melodie e le sequenze ritmiche, in formato midi, appartenenti alla suite dei Pink Floyd per pilotare dei sintetizzatori che hanno eseguito temi e sequenze completamente diverse, una sorta di ricollocazione elettronica degli intervalli componenti il brano originale all’interno di un nuovo contesto. Per il visual ho ripreso il tema della copertina della Hypgnosys utilizzando sequenze girate in due pascoli di bovini, all’epoca la copertina dei Pink Floyd rappresentava alcune vacche che si ergevano a simboli di una terra contaminata dal cuore atomico, oggi esprimono una realtà in cui gli animali non sono che merci riproducibili a basso costo all’interno di un sistema alimentare di massa, entità ormai distanti dal quotidiano come esseri viventi ma trasformanti in alimenti in serie.

3 – La campagna di promozione tramite social network di Teatri di Vetro 9 si è basata ironicamente sull’assenza all’interno del Festival di personaggi come star o intellettuali/artisti, magari già morti. È questo un evidente riferimento al passato e all’oggi. Come si rapporta invece la tua/vostra presenza al Festival rispetto al suo titolo – «la comunità che viene» –, che ci sbilancia fortemente verso il futuro? Verso che tipo di possibile o impossibile – seguendo l’hashtag #lacomunitàchenonviene – comunità ci stiamo proiettando?

Personalmente sono sempre stato attratto da una rappresentazione della realtà che impieghi elementi significativi della modernità. Guardando al passato ho sempre avuto un interesse molto forte nelle teorie delle avanguardie storiche, in particolare del Futurismo, e nell’opera di Luigi Russolo, il passato è un patrimonio collettivo dal quale non si prescinde, ma proprio da questo ho trovato degli spunti fondamentali per proiettarmi in avanti. La mia opera utilizza da sempre la tecnologia come strumento creativo, studio e lavoro con i computer fin dagli anni 80 e ne ho visto immediatamente le potenzialità espressive. Credo che un’opera creativa debba essere una raffigurazione del mondo circostante visto dal suo autore e questa è una realtà nella quale elementi di tecnologia pervadono ogni momento della quotidianità permettendo un accesso ubiquo all’informazione e una comunicazione multilaterale permanente, ridefinendo i concetti di individuo e collettività secondo nuovi schemi. Il nuovo concetto di comunità che si va delineando prescinde il paradigma della prossimità che aveva condizionato le società stanziali del mondo occidentale e permette la costituzione di nuove forme di aggregazione sociale.

Dove? Museo Macro, via Nizza 138, sala cinema.

Quando? 1 novembre 2015, alle 15:00 alle 19:00, a loop.

Perché? Per partecipare ad una sinestesia totale.

Per ulteriori info: Amptek

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

1 commento

  1. Pingback: TdV9 | Musica

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi