Italian Playwright Project | Intervista a Valeria Orani

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©DanielaZedda

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Progetto a cura di:
369gradi (http://www.369gradi.it)
Umanism LLC (http://www.umanism.com)
Martin Segal Center (http://thesegalcenter.org)

Nell’intervista rilasciata a Nucleo Artzine, Valeria Orani, direttore artistico di Italian Playwright Project, illustra alcune tappe del progetto che porta la drammaturgia italiana a New York, e ci offre un esempio di felice collaborazione tra ricerca accademica e innovazione culturale.

Italian Playwright Project è la prima iniziativa in cui USA ed Italia si incontrano per creare un “sistema” per la promozione della scrittura drammaturgica italiana. Un sistema in cui “la metodologia di reperimento e selezione dei testi da considerare ha puntato esclusivamente sulle eccellenze e sul merito”. Il progetto è molto articolato, un vero lavoro di mediazione culturale dedicato alla traduzione di quattro testi italiani in inglese, riadattati, pubblicati e prodotti da parte di compagnie americane con sede a NY. I testi scelti sono L’Origine del Mondo di Lucia Calamaro, Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni di Antonio Tagliarini e Daria Deflorian, I Vicini di Fausto Paravidino, Il Guaritore di Michele Santeramo. Nei prossimi mesi avranno luogo le ulteriori fasi del progetto: la traduzione integrale dei testi con un workshop di residenza in Italia tra autori e traduttori, e la successiva pubblicazione in un volume edito dall’University Press della CUNY; l’ultima fase prevede la messa in scena dei testi da parte di produzioni con sede a New York e l’organizzazione dell’Italian Playwright Festival che per un mese porterà in scena gli spettacoli prodotti.

Ma che cosa determina l’“eccellenza” e il “merito” nella scrittura drammaturgica? E che cosa significa creare un “sistema” per veicolare la scrittura italiana nei paesi anglofoni? Illustrando il progetto, nato dalla collaborazione tra Umanism LLC, il Martin Segal Theatre Center (CUNY) e 369gradi srl, Valeria Orani risponde a queste e ad altre domande.

Com’ è nata la collaborazione con l’università di New York?

Il Martin E. Segal Theatre Center (MESTC) è il dipartimento dello spettacolo del Post Graduate Center della City University of New York. Il Centro dedica molti studi e iniziative alla promozione della drammaturgia contemporanea di molti paesi del mondo e soprattutto d’Europa.

Il direttore del MESTC, Frank Hentschker, mi è stato presentato perché alla ricerca di testi italiani, durante il nostro incontro mi ha espresso il desiderio di voler dedicare un progetto alla drammaturgia italiana, ma mi ha anche fatto presente la difficoltà di trovare un interlocutore istituzionale, contrariamente a quanto succede per tutti gli altri progetti da lui curati per gli altri Paesi europei. Il nostro dialogo è quindi proseguito ipotizzando di poter comunque portare a compimento un progetto indipendente e forse per questo anche più libero di attingere alle eccellenze.

In un secondo incontro Hentschker mi ha affidato lo sviluppo del progetto.

La vostra impresa di servizi e orientamento per gli artisti avrebbe potuto sorgere anche in Italia?

La nostra impresa di orientamento e di servizi per gli artisti è sorta in Italia nel 2003, è la 369gradi, ed è nata proprio per studiare nuove strategie e metodologie di promozione per le arti e la cultura contemporanea.

L’impresa americana che dirigo è Umanism LLC ed è nata come una società che eredita alcune specifiche del metodo 369gradi, ma rielaborandole per applicarle ad ogni espressione della cultura italiana contemporanea, dal cibo al teatro passando per l’industria artigiana, il design e il fashion.

E ora sul festival.

Non è un Festival, per il momento. E’ un progetto che si articola in tre fasi che si succedono. In questo momento stiamo lavorando sulla prima fase.

Pensa che gli spettacoli che avete selezionato, tutti vincitori di premi, come il Premio Hystrio o il Premio Ubu, presentino una poetica comune?

Tra i premi c’è anche il Premio Riccione. Gli spettacoli non sono stati selezionati per una poetica che li accomuna ma perché tutti rispondevano ai criteri stabiliti dall’Advisory Board del MESTC. Tra questi criteri i più importanti sono stati: l’universalità dei temi affrontati, la traducibilità, la possibilità di farli diventare produzione.

Quale tendenza mostra il teatro italiano rispetto alla drammaturgia americana contemporanea?

Nessun aspetto dell’Italia è paragonabile all’America. Neanche le tendenze della drammaturgia. Questo progetto, il primo in assoluto dedicato alla creazione di un “sistema” di promozione della drammaturgia italiana contemporanea, sottintende un processo contrario che porrà l’accento sulla drammaturgia americana contemporanea. Per ora in Italia, a parte alcune eccezioni del tutto legate alla volontà di singoli, la drammaturgia americana è ferma a Mamet.

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Autore

Mariaenrica Giannuzzi

Mariaenrica Giannuzzi (1989) è nata in Puglia e vive a Roma. Laureata in filosofia alla Sapienza sull’idea di storia naturale nella poesia di Paul Celan, la sua ricerca comprende l’uso politico delle scienze, le teorie della biodiveristà e il pensiero femminista (Iaph – Italia). Ama viaggiare per le isole, camminare nei boschi e arrampicarsi.

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