matteo tundo – zero brane

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Con Zero Brane Matteo Tundo – e l’ensemble di artisti chiamati per costituire il progetto assieme al giovane chitarrista, Emanuele Parrini al violino, Piero Bittolo Bon al sax e clarinetto, Simone Graziano al fender rhodes, Matteo Giglioni alla batteria e Alessio Riccio al parte di electronics – ci accompagna attraverso la ricerca di un’atmosfera di contemplazione siderale.
 
Folderartista Matteo Tundo
album Zero Brane
etichetta AUT RECORDS
anno 2015

 

 

Un messaggio dallo spazio sembra essere captato dai radar e ritrasmesso, un racconto uditivo che ci porta la storia di un altro luogo che, nonostante l’ipotetica distanza di molti parsec dal nostro Sistema Solare, sembra condividere lo stesso percorso evolutivo della nostra galassia. Zero Brane è un viaggio cosmico attraverso il suono, una sperimentazione dalle tematiche futuribili che permette un viaggio interstellare e straniante a chiunque possa farne esperienza.

Il lavoro si apre con Moonog, una passeggiata psichedelica su una luna dai colori fluorescenti – intrigante il titolo, che sembra unire la parola inglese per dire luna, moon appunto, e contemporaneamente strizzare l’occhio ai celebri sintetizzatori di marca Moog. L’unione delle sonorità crea un caos cosmico, quello necessario alla formazione dell’universo, e lo cristallizza proprio nel momento della prima reazione che scatenerà il big bang. Un trip allucinogeno – che riporta alla memoria il folle volo di Starless and bible black dei King Crimson – ci conduce al secondo brano del disco, che condivide il titolo con quello dell’album, Zero brane appunto, il quale sintetizza l’atmosfera del disco, riportandoci ad una condizione della creazione della vita tendente allo zero. Sullo sfondo un ronzio è il fluire dell’acqua, che tesse l’idea di un racconto, ovvero la formazione del sostrato terrestre di questo luogo lontano, fratello della terra ma diametralmente opposto sul piano cosmico. E’ il terzo brano a mettere in scena lo scontrarsi delle masse, il fluire delle colate laviche capaci di creare l’involucro di questo pianeta così simile alla terra. E’ con Symmetries of the universe che si mette luce sull’incontro di queste due formazioni, sullo specchiarsi vicendevole di questi due universi: vi è nel loro riflesso condiviso un’inquietante similitudine che però fa percepire qualcosa di diverso. E’ percepita un’uguaglianza fra i due, ma qualcosa stona e disturba, deve esserci un inganno. I dialoghi fra strumenti solisti sono ricchi e complessi, non sembrano parlare la stessa lingua, si inseguono nella ricerca di comprensibilità. Il quinto pezzo, Owls and Mistakes, è un’invocazione espressiva sospesa nel buio. Su una base malinconica si susseguono le improvvisazioni dei musicisti, in particolare il solitario desiderio del violino di creare un suo monologo ad un astro che riluce nella notte più nera. Il canto di un essere inquieto che non può nulla in confronto alla totalità dell’universo, fredda e spesso indifferente al dolore del singolo, che si richiude in una spirale discendente dentro l’animo. Il senso di inadeguatezza del finale della quinta traccia è perfetto per l’introduzione spaesata e malinconica della sesta, una sospensione che deriva dallo smarrimento. E’ con Thinking Mind che si conclude questa “trilogia dello spaesamento”, una suite interiore contenuta nella più grande cornice di suite-viaggio cosmico e che sembra voler nobilitare l’indipendenza creatrice dell’animo solitario. Il viaggio si conclude, Antimateria ci riporta nell’universo, e così tornano a riecheggiare suoni lontani ed alieni, persi nello spazio e captati debolmente: l’inquietudine circonda l’universo.

La ricercatezza del suono dell’ensemble è avulsa dal bisogno di creare pura melodia per le orecchie: i musicisti guidati da Matteo Tundo cercano di evocare le vere protagoniste di questo lavoro, ovvero suggestioni, visioni di spazi illimitati, invocazioni fatte nel buio. Il viaggio è assicurato.

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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