Peter Stein | Il ritorno a casa

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di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
regia Peter Stein
con Paolo Graziosi, Alessandro Averone, Elia Schilton, Antonio Tintis, Andrea Nicolini, Arianna Scommegna
scenografie Ferdinand Woegerbauer
costumi Anna Maria Heinreich
luci Roberto Innocenti
produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana / Spoleto56 Festival dei 2Mondi,

 26 marzo 2015, Teatro Vascello

 

Presso il Teatro Vascello, dal 24 al 29 marzo, è in scena uno dei testi più cupi di Harold Pinter, Il ritorno a casa, diretto dal regista Peter Stein, maestro della scena contemporanea, interpretato da Paolo Graziosi, Alessandro Averone, Elia Schilton, Antonio Tintis, Andrea Nicolini e Arianna Scommegna.

La scena – accuratamente creata da Ferdinand Woegerbauer – è aperta: si delineano appena i contorni di un salotto fra le ombre, mentre sul fondo c’è una scala. Questo salotto, con il suo divano e le poltrone, la morbida moquette, crea un’atmosfera accogliente: è però pura apparenza, una sorta di gabbia sospesa che inquadra l’azione di una famiglia al maschile, un covo dove ci si destreggia in una lotta psicologica senza fine. Il comportamento formale che ciascuno mantiene nei confronti dell’altro maschera un’aggressività che aspetta di esplodere e che si sfogherà quando nella casa metterà piede una donna, interpretata da Arianna Scommegna, premio miglior attrice italiana al Premio UBU 2014.

I pericoli insiti nelle relazioni umane, soprattutto nell’ambito del rapporto fra i sessi, saranno quindi svelati nelle loro meccaniche, sarà messa a nudo la bramosia di controllo che l’uomo ha della donna. In questo contesto perverso, alla donna non resta che assumere con accondiscendenza i ruoli a cui viene piegata, per poi volgere a suo favore la situazione insinuandosi silenziosamente, come un serpe, dominandola in pieno e trasformandosi in una figura imponente da cui tutti dipendono. Il luogo in cui opera la sua vendetta non viene mostrato a noi spettatori, ma suggerito da quella scala sullo sfondo, che porta ad un immaginario piano superiore, intimo e fragile, dove la manipolazione può operare indisturbata.

Il lavoro – che riparte in tour per il secondo anno consecutivo dopo il debutto nell’ambito del 56esimo Festival di Spoleto del 2013 e dopo una tournée che ha toccato importanti teatri italiani – è esclusivamente retto dagli attori che ci guidano senza timore sulle strade impervie del testo. Questo – in un’ottima traduzione di Alessandra Serra – si presenta come un perfetto groviglio di anime intrappolate e tenute insieme da un malessere condiviso, spesso schernito da crudele ironia e insofferenza, nel quale le sfumature di dolore personale vengono a galla scolorendosi e lasciando la sensazione di drammi irrisolti da sempre taciuti, che hanno irrimediabilmente frantumato le personalità coinvolte, rendendole commoventi e patetiche, di cui sembra scorgere i pezzi sul pavimento.

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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